Pubblico entusiasta per la performance dell’orchestra di Brema

STAMPA REGGIANA


Un’interpretazione coinvolgente
e dal cuore generoso e mediterraneo
quella della 
Die Deutsche Kammerphilarmonie Bremen diretta dal maestro Paavo Järvi,
che il 17 maggio scorso si è esibita sul palco
del Valli.
A metà serata, tra le due sinfonie,
un autentico gioiello:
il Concerto
per violoncello
e orchestra di Schumann, che ha esaltato la fulgida stella di 
Sol Gabetta

Festosa conclusione per la stagione concertistica dei Teatri. L’evento del 17 maggio scorso affidato alla Die Deutsche Kammerphilharmonie

Bremen diretta dal maestro Paavo Järvi, ed alla straordinaria violoncellista Sol Ga- betta - è stato accolto dal pubblico con entusiastico e unanime consenso.

Alla base di questo successo stanno molte cose, che si possono riassumere in due pa- role: alta qualità. Alle quali si può aggiun- gere una piacevole sorpresa nello scoprire che la Kammerphilarmonie è certamente inappuntabile sul piano strettamente mu- sicale e stilistico, come da tradizione della terra germanica, ma su quello interpreta- tivo dimostra di avere un cuore generoso, quasi mediterraneo, capace di coinvolgere emotivamente anche il pubblico dei giova- ni, che infatti erano i più rumorosi nel pro- digare applausi ed acclamazioni.

Grande merito va attribuito naturalmente al direttore Paavo Järvi, estone di nascita e naturalizzato statunitense, che ha propo- sto una lettura molto accurata delle par- titure in programma, attento ad utilizzare in modo sempre coerente un’ampia va- rietà di colori e a mantenere un esemplare equilibrio tra le sezioni. Del resto, da quasi vent’anni Järvi lavora sul podio dell’orche- stra di Brema: ormai l’affiatamento tra ma- estro e musicisti è totale. Il direttore non si limita a condurre l’esecuzione con la bacchetta: guarda negli occhi i suoi orche- strali, sorride quando è il caso, incoraggia,fa sentire di essere sempre al loro fianco. E l’orchestra ricambia offrendo prestazioni eccellenti da ogni punto di vista.

Le Sinfonie n. 93 e n. 104 di Haydn, la prima e l’ultima del periodo londinese che segnò anche la fine della lunga e gloriosa carriera del compositore, sono molto impegnative

e al tempo stesso significative. L’autore vi ha posto momenti ironici, drammatici, eroici, che in qualche modo sono entrati nel sangue dei musicisti che di lì a poco ne avrebbero raccolto il testimone, Be- ethoven in primis. Ad esempio, il secondo movimento della n. 93 “Largo Cantabile”, si apre con un tema che senso assoluto.

Schumann scrisse questo concerto tra il 10 e il 24 ottobre 1850, in un periodo di fervi- da attività che precedeva, di poco, i suoi problemi di stabilità mentale, e secondo la moglie Clara vi avrebbe rimesso mano più tardi, quando la malattia ne stava già

colleghi preferiscono non alzare lo sguardo dallo strumento. Il risultato è meraviglioso: l’esecuzione è ineccepibile e la perso- nalità di Sol Gabetta che emerge dal suono del suo violoncello è tanto forte che da sola basterebbe a riempire il teatro di musi- ca e di emozione. Da qui gli incessanti applausi che l’hanno piacevolmente co- stretta a eseguire di nuo- vo il secondo movimento Langsam, lo struggente e stupendo Adagio.


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fa pensare per un attimo alla serenità della sinfonia Pastorale, che nascerà cir- ca sedici anni più tardi. La n. 104, peraltro, racchiude soluzioni più ardite, come le improvvise e relativa- mente lunghe pause, che sembrano interrompere l’omogeneità del discor- so musicale, ma in realtà finiscono con l’esaltarla, grazie al direttore e all’or- chestra che sanno ripren- dere il filo con assoluta naturalezza.

Sol Gabetta

Al centro della serata, tra le due sinfonie, era posto un autentico gioiello, il Concerto per violoncello e orchestra di Robert Schu- mann, che ha esaltato la fulgida stella di Sol Gabetta, grande violoncellista argen- tina che oggi può essere considerata a buon diritto la numero uno del mondo in minando la lucidità. In ogni caso si tratta di una partitura molto impegnativa per il violoncello, che ne è protagonista assolu- to, spaziando da pagine di totale e com- movente lirismo ad altre di evidente natu- ra virtuosistica. Sol Gabetta affronta tutto questo con totale concentrazione, ma an che con tranquillità, grazie all’assoluta pa- dronanza della tecnica. Lo si intuisce dal fatto che nei pochi momenti in cui non è impegnata a suonare segue attentamente il lavoro dell’orchestra, a volte scambian- do sguardi e sorrisi con i musicisti e con il direttore, mentre molti suoi prestigiosi

Dopo la Sinfonia n. 104 anche Paavo Järvi e l’orchestra hanno dovuto concedere un bis e lo hanno fatto con la trascinante Tri- tsch-Tratsch Polka di Johann Strauss figlio, facendo crescere ulteriormente, se possi- bile, l’entusiasmo del pubblico che gremi- va il Teatro Valli. 

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